Stamani mi sono svegliata prestissimo, l'aria era quella pungente di fine estate, nonostante sia solo l'inizio di agosto. Sono rimasta ad ascoltare il respiro di Giacomo, regolare e preciso, ed il mio cuore. C'è qualcosa di spaventoso nel battito del proprio cuore, se lo si ascolta nel silenzio di una camera da letto. Si tende a trattenere il respiro e si rimane ad ascoltare il ritmo immaginandolo sempre più irregolare. Da piccola rimanevo immobile nel letto impaurita, pregavo di non morire, immaginavo il mio cuore fermarsi e il mio corpo irrigidirsi. Mi è sempre rimasta questa sottile inquietudine: una irrazionale sensazione di fine imminente. Senza tragedie o lunghe agonie, solo e unicamente uno spegnersi lieve, quasi delicato.
Mentre fissavo il soffitto, Giacomo si è mosso verso di me, ho percepito il calore della sua pelle assonnata; ho allungato la mia mano toccando il lenzuolo sul suo fianco, il mio cuore si è adeguato al suo respiro, ogni inquietudine è annegata nella sua vicinanza. Non gli ho mai confessato quante volte ho cancellato la paura della morte con la consapevolezza del suo essermi a fianco. Sono entrata sotto il lenzuolo e ho assaporato la nostra fortuna, riaddormentandomi pigramente.
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