giovedì 11 agosto 2011

Fortuna

Stamani mi sono svegliata prestissimo, l'aria era quella pungente di fine estate, nonostante sia solo l'inizio di agosto. Sono rimasta ad ascoltare il respiro di Giacomo, regolare e preciso, ed il mio cuore. C'è qualcosa di spaventoso nel battito del proprio cuore, se lo si ascolta nel silenzio di una camera da letto. Si tende a trattenere il respiro e si rimane ad ascoltare il ritmo immaginandolo sempre più irregolare. Da piccola rimanevo immobile nel letto impaurita, pregavo di non morire, immaginavo il mio cuore fermarsi e il mio corpo irrigidirsi. Mi è sempre rimasta questa sottile inquietudine: una irrazionale sensazione di fine imminente. Senza tragedie o lunghe agonie, solo e unicamente uno spegnersi lieve, quasi delicato.
Mentre fissavo il soffitto, Giacomo si è mosso verso di me, ho percepito il calore della sua pelle assonnata; ho allungato la mia mano toccando il lenzuolo sul suo fianco, il mio cuore si è adeguato al suo respiro, ogni inquietudine è annegata nella sua vicinanza. Non gli ho mai confessato quante volte ho cancellato la paura della morte con la consapevolezza del suo essermi a fianco. Sono entrata sotto il lenzuolo e ho assaporato la nostra fortuna, riaddormentandomi pigramente.

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